Quando una coppia si rivolge ad un centro di
Procreazione Medica Assistita (PMA) perché sospetta di avere difficoltà nel
concepire un bambino, i peggiori timori hanno già preso forma nella mente dei
due aspiranti genitori.
Ha inizio il percorso di consulenza con gli
“esperti”, un percorso ad ostacoli, lungo e tortuoso, nel quale gli imprevisti
sono spesso più frequenti dei successi.
Durante questo complesso percorso la figura
dello psicologo può essere un sostegno non solo per la coppia, ma anche per
tutta l’equipe che si occupa di PMA. Infatti, la possibilità di prendere in
carico e gestire i vissuti degli aspiranti genitori può sicuramente facilitare
il lavoro degli specialisti e il percorso della coppia, che si sentirà accolta
e ascoltata anche rispetto ai suoi vissuti emotivi.
Ogni tappa del percorso mette alla prova la
coppia.
Prima ancora che la diagnosi sia stata
confermata, i vissuti emotivi sono già esplosi nella coppia e i sentimenti di
ansia, paura e inadeguatezza la fanno già da padrone.
La diagnosi “ufficiale” è destabilizzante, si
possono presentare crisi di coppia e personali, difficoltà nelle relazioni
familiari e sociali, sentimenti di perdita, rabbia, sofferenza e tristezza.
Cosa dire del trattamento? La coppia
deve subire un trattamento medico spesso invasivo nelle sue procedure, che può
portare ad un senso di perdita di controllo sul proprio corpo e sulla propria
vita. Un trattamento sul quale è stato fatto un enorme investimento emotivo, ma
che porta con sé una elevata componente di incertezza sul risultato.
L’esito. Se il trattamento non è
andato come sperato, è necessario sostenere la coppia di fronte all’insuccesso
ed eventualmente orientarla verso altre scelte.
Se la procedura è andata bene, diventa
importantissimo aiutare i genitori a gestire l’ansia relativa al modo in cui è
stato concepito il bambino, l’ansia per la gravidanza e facilitare, anche dopo
la nascita, l’individuazione e la separazione tra genitori e figlio.
Troppo spesso l’aspetto psicologico è
separato dalla procedura medica, prima di tutto dall’equipe e poi anche dalla
coppia. Si parla di “inviare” allo psicologo, proprio come se si mandasse o
spostasse la coppia in un luogo “altro”. In realtà dovrebbe essere una presa in
carico multidisciplinare, dove il colloquio dovrebbe essere una routine e non
una possibilità!
Ma molto spesso accade che la coppia stessa eviti
l’incontro con lo psicologo.
E’ comprensibile, dal suo punto di vista, il
timore di sentirsi indagata e “difettosa” non solo per le difficoltà fisiche al
concepimento, ma anche per il suo funzionamento psicologico.
In realtà il sostegno psicologico può essere
un’importante opportunità e risorsa per affrontare con minore sofferenza il
percorso di PMA.
Lo scopo del lavoro dello psicologo è di
accompagnare la coppia in tutti i momenti salienti del percorso di PMA, offrire
un luogo privato in cui possano essere espressi liberamente le paure e le emozioni
e proporre tecniche e strategie per prevenire e gestire lo stress legato alla
condizione stessa di infertilità.
Tecniche di rilassamento, strategie cognitive
per la gestione dello stress, supporto per il cambiamento di stili di vita che
hanno impatto negativo sulla fertilità, incontri di gruppo mente/corpo, sono
gli interventi di maggiore efficacia.
In un articolo molto recente, Frederikson et
al. (BMJ 2015) conferma che qualunque tipo di intervento psicologico raddoppia
la probabilità di concepimento rispetto ai gruppi non seguiti, ottenendo
risultati statisticamente significativi nella riduzione dell’ansia e di sintomi
depressivi e soprattutto migliorando la qualità di vita della coppia e del
bambino.
E allora, la prossima volta che vi sarà
proposto il colloquio psicologico cogliete questa opportunità, anzi
richiedetelo. La consulenza dello psicologo è una risorsa che avete a
disposizione per aumentare il vostro bagaglio nell’affrontare il percorso della
Procreazione Medica Assistita.