venerdì 11 settembre 2015

IL PERCORSO DELLA COPPIA INFERTILE E L’INCONTRO CON LO PSICOLOGO

Quando una coppia si rivolge ad un centro di Procreazione Medica Assistita (PMA) perché sospetta di avere difficoltà nel concepire un bambino, i peggiori timori hanno già preso forma nella mente dei due aspiranti genitori.
Ha inizio il percorso di consulenza con gli “esperti”, un percorso ad ostacoli, lungo e tortuoso, nel quale gli imprevisti sono spesso più frequenti dei successi.


Durante questo complesso percorso la figura dello psicologo può essere un sostegno non solo per la coppia, ma anche per tutta l’equipe che si occupa di PMA. Infatti, la possibilità di prendere in carico e gestire i vissuti degli aspiranti genitori può sicuramente facilitare il lavoro degli specialisti e il percorso della coppia, che si sentirà accolta e ascoltata anche rispetto ai suoi vissuti emotivi.

Ogni tappa del percorso mette alla prova la coppia.

Prima ancora che la diagnosi sia stata confermata, i vissuti emotivi sono già esplosi nella coppia e i sentimenti di ansia, paura e inadeguatezza la fanno già da padrone.
La diagnosi “ufficiale” è destabilizzante, si possono presentare crisi di coppia e personali, difficoltà nelle relazioni familiari e sociali, sentimenti di perdita, rabbia, sofferenza e tristezza.

Cosa dire del trattamento? La coppia deve subire un trattamento medico spesso invasivo nelle sue procedure, che può portare ad un senso di perdita di controllo sul proprio corpo e sulla propria vita. Un trattamento sul quale è stato fatto un enorme investimento emotivo, ma che porta con sé una elevata componente di incertezza sul risultato.

L’esito. Se il trattamento non è andato come sperato, è necessario sostenere la coppia di fronte all’insuccesso ed eventualmente orientarla verso altre scelte.
Se la procedura è andata bene, diventa importantissimo aiutare i genitori a gestire l’ansia relativa al modo in cui è stato concepito il bambino, l’ansia per la gravidanza e facilitare, anche dopo la nascita, l’individuazione e la separazione tra genitori e figlio.


Da dove nasce allora la difficoltà della coppia di avvalersi dell’aiuto dello psicologo?

Troppo spesso l’aspetto psicologico è separato dalla procedura medica, prima di tutto dall’equipe e poi anche dalla coppia. Si parla di “inviare” allo psicologo, proprio come se si mandasse o spostasse la coppia in un luogo “altro”. In realtà dovrebbe essere una presa in carico multidisciplinare, dove il colloquio dovrebbe essere una routine e non una possibilità!

Ma molto spesso accade che la coppia stessa eviti l’incontro con lo psicologo.
E’ comprensibile, dal suo punto di vista, il timore di sentirsi indagata e “difettosa” non solo per le difficoltà fisiche al concepimento, ma anche per il suo funzionamento psicologico.

In realtà il sostegno psicologico può essere un’importante opportunità e risorsa per affrontare con minore sofferenza il percorso di PMA.
Lo scopo del lavoro dello psicologo è di accompagnare la coppia in tutti i momenti salienti del percorso di PMA, offrire un luogo privato in cui possano essere espressi liberamente le paure e le emozioni e proporre tecniche e strategie per prevenire e gestire lo stress legato alla condizione stessa di infertilità.

Tecniche di rilassamento, strategie cognitive per la gestione dello stress, supporto per il cambiamento di stili di vita che hanno impatto negativo sulla fertilità, incontri di gruppo mente/corpo, sono gli interventi di maggiore efficacia.

In un articolo molto recente, Frederikson et al. (BMJ 2015) conferma che qualunque tipo di intervento psicologico raddoppia la probabilità di concepimento rispetto ai gruppi non seguiti, ottenendo risultati statisticamente significativi nella riduzione dell’ansia e di sintomi depressivi e soprattutto migliorando la qualità di vita della coppia e del bambino.


E allora, la prossima volta che vi sarà proposto il colloquio psicologico cogliete questa opportunità, anzi richiedetelo. La consulenza dello psicologo è una risorsa che avete a disposizione per aumentare il vostro bagaglio nell’affrontare il percorso della Procreazione Medica Assistita.

mercoledì 11 febbraio 2015

ALLENA…MENTE 2015




COSA FAI PER IL TUO BENESSERE PSICOFISICO?

Anche quest'anno riproponiamo i nostri seminari per aiutarti a cambiare pensieri e attitudini, a ridurre il tuo livello di ansia e stress, aumentare la fiducia in te stesso.

Per raggiungere il benessere psico-fisico e migliorare la qualità della vita, bisogna allenarsi!

ALLENA...MENTE è la nostra proposta

Lavorare su se stessi è la  via migliore per lo sviluppo e l’integrazione di tutti gli aspetti della persona: fisico, psichico, affettivo e relazionale.
           
  • 23 GENNAIO
    • La gioia attraverso il corpo. Laboratorio di movimento. Luisa La Rosa, operatrice olistica, insegnante Yoga.
  • 13 FEBBRAIO
    • Strategie per un apprendimento d’eccellenza. A cura di Now Solution.
  • 13 MARZO
    • Intelligenza emotiva per genitori: come gestire le emozioni nel rapporto con i nostri figli.            Letizia Ferrante, psicoterapeuta.
  • 17 APRILE
    • Dal sogno al risultato: strategie efficaci per realizzare i tuoi obiettivi. Emilia Contarino, life coach, licensed NPL coach dalla NLP Society di Richard Bandler. 
  • 15 MAGGIO
    • Il cibo, la tua prima medicina. Mariuccia Sofia, medico nutrizionista, fitoterapeuta.
  • 25 SETTEMBRE 2015
    • Ottimisti o pessimisti, si nasce o si diventa.     Letizia Ferrante, psicoterapeuta.
  • 23 OTTOBRE 2015
    • Shiatsu, incontrare il corpo attraverso l’ascolto. Giuditta Leotta, terapista Shiatsu, European Academy of Iokai Shiatsu. 
  • 20 NOVEMBRE 2015
    • Dall’oriente all’occidente: riarmonizzare la casa con il Feng Shui. Rosalba Barrile, architetto.
  • 11 DICEMBRE 2015
    • Vita di coppia: “non c’è rosa senza spine”.  Letizia Ferrante, psicoterapeuta.





L’appuntamento è il 
venerdì alle 18.30.

La partecipazione ai seminari è gratuita per i soci.

Per iscriverti e prenotare, contatta la segreteria.
Tel. 095 288 2549  olos.centro.studi@gmail.com



domenica 7 dicembre 2014

LO STRESS, UN NEMICO INVISIBILE E INSIDIOSO

Riportiamo l'intervista pubblicata sul quotidiano La Sicilia - Mondo Medico 
del 23 novembre 2014 


Un nemico invisibile e impalpabile. Lo stress mette in pericolo il benessere fisico e psicologico dell’individuo. Sono sempre più numerosi, infatti, gli studi scientifici che confermano il legame tra lo stress eccessivo e la malattia.



Dott.ssa Ferrante, come si manifesta il fenomeno?
“A noi tutti capita di essere stressati da un evento o da una situazione psichico-fisica vissuti come una minaccia. Quando il cervello e gli organi di senso percepiscono un pericolo, l’organismo avvia una complessa serie di reazioni nervose, biochimiche e ormonali che preparano alla difesa. Il pericolo, tuttavia, può essere reale o immaginario. Ciò che conta è che l’organismo vive una minaccia alla propria incolumità e si prepara a reagire con un automatismo: la lotta o la fuga. In pochi secondi tutto il corpo è mobilitato, teso e pronto ad agire. Nel momento in cui scatta il meccanismo d’allarme in risposta all’evento stressante, si manifestano cambiamenti significativi a carico di tutto l'organismo”.

Lo stress, quindi, è sempre un fattore negativo per l’organismo?
“Occorre differenziare lo stress “buono”, eustress, da quello “cattivo”, distress.  Il primo ci spinge a dare il meglio di noi di fronte a una necessità. Quando la situazione minacciosa volge al termine, anche le risposte fisiologiche del nostro organismo ritornano alla normalità. Il problema sorge sia nel momento in cui lo stress, non più acuto, diventa cronico presentandosi ripetutamente nel tempo sia quando la persona si trova nell’impossibilità di reagire o di evitarlo. Spesso modi di vivere, idee, atteggiamenti, comportamenti e stili di vita mettono l’individuo in una condizione di sovraccarico permanente alla quale l’organismo risponde con difficoltà, fino all’esaurimento di tutte le sue risorse. Gli stress cronici possono potenzialmente farci ammalare, aumentare il rischio di contrarre una malattia o il rischio che questa annienti le difese del proprio corpo. Infatti, nel tentativo di dare una risposta alle richieste provenienti dallo stress, l’organismo cerca di adattarsi. Ma quando le risorse vengono a mancare, se ne paga il prezzo con un abbassamento dei livelli di salute”.

Come si palesa il problema?
“Alcuni sintomi possono essere di tipo cognitivo, come la riduzione della capacità di concentrazione e comprensione e il deficit di memoria, altri, invece, sono di tipo comportamentale come l’irritabilità o l’aggressività. Infine esistono conseguenze anche emozionali come la paura, l’ansia, la depressione e fisiologiche come l’incremento della pressione arteriosa, la frequenza cardiaca, la ventilazione, i sintomi somatici e la depressione della risposta immunitaria. Quando il sistema non riesce più a compensare, arriva la rottura: i sintomi reattivi allo stress lasciano il posto alla malattia. Seppure numerose evidenze scientifiche dimostrano l’esistenza di un collegamento tra lo stress e la possibilità di contrarre alcune patologie del sistema immunitario come le malattie cardiovascolari, le turbe gastro-intestinali e il cancro, è molto importante ricordare che, per quanto acuto e ripetuto possa essere l’evento, non può farci ammalare ma semmai aumenta il rischio di contrarre la malattia o ne peggiora il decorso”.

Ci si può proteggere dallo stress?
“Non sempre, ma esistono molte tecniche e strategie per prevenirlo. Sarebbe opportuno imparare la gestione dello stress prima che esso si manifesti per evitare tutti i disagi e le conseguenze che ne derivano. Come ci suggerisce la Pnei, l’approccio è sempre di tipo integrato. Abbiamo diversi strumenti, il primo è la nostra psiche. Mente e corpo, infatti, si influenzano reciprocamente. Per avere una vita libera dallo stress, è opportuno lavorare sul proprio modo di percepire gli eventi, cercando di ridurre le fonti di stress e pianificando meglio la vita di tutti i giorni. Inoltre, è importante fare attività fisica, curare l’alimentazione e praticare tecniche di respirazione, di rilassamento e di meditazione. Queste permettono il ripristino dell’equilibrio nel sistema nervoso autonomo. In sintesi, occorre prendersi cura di se stessi per evitare di ammalarsi”.

Quanto sono importanti i legami familiari durante la fase di riequilibrio?
“Molto. Esistono diversi studi che documentano l’azione del sostegno sociale sia come fattore protettivo per uno stato di salute ottimale sia come modulatore dell’esperienza di stress. La presenza di una persona alla quale siamo affettivamente legati, infatti, può aiutare a modificare la percezione dell’evento come meno minaccioso o stressante, tollerandone meglio gli effetti. In una visione dell’organismo e della malattia di tipo bio-psico-sociale, l’ambiente influisce sul nostro stato di salute psicofisico. I sentimenti di inadeguatezza, di rabbia, di esclusione, così come una vita condotta in uno stato di emergenza economica continua o all’insegna dell’incertezza economica e lavorativa costituiscono un fattore principale di rischio per lo stress e per i disturbi ad esso correlati. Sia che si tratti di giovani inoccupati sia se si guarda alla condizione dei disoccupati e dei tanti padri di famiglia che hanno perso il lavoro”.

Chi è la “vittima preferita” dallo stress?
“Non c’è una “vittima preferita”, esistono, tuttavia, condizioni oggettive di tipo economico-sociale che pongono più a rischio. Ciò che fa la differenza è il modo in cui ciascuno percepisce l’evento come stressante. Questo dipende non solo dall’evento in sé, ma anche dalle risorse personali come la capacità che ci attribuiamo ed esterne di tipo sociale, economico e organizzativo. Non meno importanti sono le richieste provenienti dall’ambiente esterno e le aspettative, le motivazioni, i desideri e i bisogni a cui in un dato momento si è sottoposti. La situazione ottimale di equilibrio consente di sperimentare uno stato di “eustress” cioè un bilanciamento tra richieste e risorse. Se c’è uno squilibrio importante, ci troveremo di fronte a una situazione di “distress”, con tutte le conseguenze di cui abbiamo già parlato”.

Lo stress, quindi, può essere definito il male sociale del secolo?

“Non mi piace attribuire facili etichette, ma di certo c’è uno stretto legame tra stress e salute. Per questo è necessario avviare a tutti i livelli programmi sanitari di prevenzione, che è la strategia vincente per non essere colti impreparati”.

giovedì 9 gennaio 2014

Yoga della risata





COS'E' LO YOGA DELLA RISATA?
E’ un metodo unico sviluppato nel 1995 da un medico indiano il Dr. Madan Kataria, definito dal LondonTimes il Guru della Risata, Presidente e fondatore del Laughter Yoga International.
Con questo metodo ognuno può ridere senza far uso dell’umorismo, da barzellette o di gag comiche. Basta mettere in atto alcuni esercizi che sanno fare tutti e facendoli insieme si riscopre la propria giocosità infantile. La sollecitazione visiva poi fa il resto e si arriva rapidamente alla risata spontanea. Si sa, il riso è contagioso.
Lo Yoga della risata non ha posizioni yogiche, ma semplicemente integra i benefici aerobici propri della risata con gli esercizi di corretta respirazione insegnati dallo yoga pranayama. Il miglioramento dell’ossigenazione è uno bei benefici più importanti ottenuti con questo metodo. E la sua forza è fondata su un principio scientifico solido e ormai noto: il corpo non distingue la risata forzata, ossia scelta, da quella spontanea.
I vantaggi sono perciò gli stessi, a partire dal rilascio degli ormoni del benessere.
A CHI E’ RIVOLTO

Ognuno può trarre benefici praticando lo yoga della risata, aggiungendo più allegria, leggerezza e positività alla propria vita.



Durante una sessione di risata è consigliabile vestirsi in modo comodo e possibilmente essere scalzi (con calzettoni su pavimenti freddi), così come è auspicabile che l’ambiente sia confortevole e ben areato.
Elemento essenziale rimane però la determinazione a ridere, la voglia di star bene e di alleggerire la vita, attingendo dal nostro infinito potenziale di gioia e creatività.

COS’È IL CLUB DELLA RISATA?
CLUB della RISATA è il nome che viene dato ad ogni gruppo che si riunisce per Ridere senza Motivo con lo Yoga della Risata. Tale esercizio può essere fatto all’aperto, come nei parchi in India la mattina, oppure in luoghi chiusi (case, palestre, etc.)
Ci sono ormai migliaia di Club della risata in oltre 70 paesi del Mondo, e se si pensa che il Dr. Kataria cominciò la sua “avventura”  nel marzo del 1995 con sole 5 persone in un parco di Mumbay, si capisce quanto successo abbia avuto la sua idea!!
In Oriente (India soprattutto) le persone si riuniscono anche tutti i giorni, specialmente la mattina presto, mentre in Occidente le sessioni di risata si svolgono settimanalmente o con cadenze più lunghe perché è ancora difficile creare le condizioni per incontri quotidiani.
I Club della risata sono le cellule di un movimento che continua ad avere espansione, per la sua efficacia, semplicità e originalità. Ridere in gruppo è più semplice e la risata senza motivo, praticata nei Club, non nasce da un tipo di umorismo negativo (nessuno è ridicolizzato!!) e i benefici che si ottengono sono immediati.
Requisito per l’apertura di un Club della risata è che ci siano uno o più conduttori (Laughter Leaders), per guidare le tecniche e dare i tempi, partecipando attivamente … alle risate. Chi conduce quindi ha gli stessi benefici di chi partecipa, per questo gli incontri sono a ingresso libero o solo con una condivisione delle spese organizzative.



IL CONTRIBUTO SOCIALE DEI CLUB DELLA RISATA
L’azione del ridere nei Club della risata, attraverso un conduttore accreditato, rappresenta un enorme potenziale per strutturare l’azione della risata e tutti i benefici conseguenti.
Da una continua osservazione i partecipanti dei Club della risata hanno confermato come i legami stabiliti all’interno del Club sono simili ai legami che si stabiliscono nelle piccole comunità, dove la felicità come la tristezza vengono condivisi da tutti. Pertanto si cerca di sostenere il senso della socialità e di rinforzare il senso di appartenenza e del prendersi cura della nostra comunità. Di solito è la nostra rete sociale (famiglia, amici) che ci aiuta a contrastare lo stress.
Nella società moderna, dove l’isolamento sociale si è trasformato in malattia, i Club della risata possono diventare gli artefici di un ritorno ad un sistema di 

 valori sociali positivi. L’amicizia ed il senso di fratellanza sviluppati nei club (ci si riferisce soprattutto all’esperienza indiana) hanno reso le persone sicure, più di quanto ha fatto la cerchia degli amici.
Nel giugno del 2002, l’insieme dei Club Australiani ha formulato la seguente dichiarazione d’intenti: “Il Club della Risata è una organizzazione comunitaria di volontariato, a sostegno della salute e dei benefici sociali ottenuti con lo yoga della risata per tutti i membri della comunità.   Attraverso la formazione di gruppi della risata, i partecipanti diverranno consapevoli che la felicità e la risata sono stati mentali e che la risata può essere un modo di essere incondizionato, indifferente agli alti e bassi della vita”.



Come ci ricorda la Dott.sa Jane Yip, uno dei migliori psicologi ricercatori dell’Australia che studia la risata: “Questo è l’inizio di un progetto sociale che porterà alla pace, con un potenziale per unire il mondo che non tiene conto della razza, del sesso, della classe sociale, o dell’affiliazione politica o del credo religioso, in quanto si ride tutti allo stesso modo.”  




Hai mai partecipato ad una sessione 
di yoga della risata? Vieni a provare 
il 2° e 4° sabato del mese alle 11.30. 

Ti aspettiamo al Borghetto Europa a Catania!